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Channel: occhio – Stilopolis
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Problemi alla vista, i genitori si affidano ancora ai "rimedi della nonna"

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Sono ancora troppi, secondo l’indagine condotta da Datanalysis per Paidoss Osservatorio nazionale sulla Salute dell’infanzia e dell’adolescenza, i genitori italiani che, davanti ai problemi di vista dei loro piccoli, si affidano ai “rimedi della nonna”. Il 34% dei genitori, in presenza di secrezioni all’occhio, usa ancora acqua e camomilla o acido borico; se un occhio è storto il 20% aspetta che torni dritto spontaneamente; oltre il 10% pensa che il cosiddetto ‘occhio pigro’ si curi con il collirio, contro il 56% che sa che è un difetto della vista e il 33% che lo reputa un problema di miopia. La ricerca è stata presentata all’United Scientific Group International Congress on Advances in Pediatrics a New York. Coinvolti nell’indagine 1.000 genitori, equamente distribuiti sul territorio, mediamente di cultura superiore, di oltre 1.100 bambini e adolescenti tra 0 e 14 anni, intervistati lo scorso settembre. Il 25% porterebbe il bambino alla visita oculistica quando ha imparato a leggere, mentre solo l’11% sa che questa va effettuata entro i 3 anni; il 62% ritiene che gli occhiali siano prescrivibili dall’oculista dall’inizio della prima elementare. Tanta, ancora, la confusione su alcuni disturbi che si possono accompagnare a un problema di vista, come mal di testa o occhi arrossati. “I genitori – spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidòss – vogliono sapere soprattutto cosa osservare prima che un piccolo difetto possa diventare qualche cosa di più importante.

Ecco quindi i principali campanelli di allarme, facilmente riconoscibili: la testa del bimbo sempre reclinata da un lato mentre studia, oppure che si avvicina molto al piano di lettura, è segno di un comportamento di adattamento a una visione non perfetta. Attenzione alle “palpebre che si strizzano” o agli “occhi arrossati da un continuo sfregamento; il fastidio alla luce, ma anche un riflesso bianco attorno all’occhio rilevabile da una foto scattata in vacanza, sono manifestazioni degne di attenzione e meritevoli di una visita pediatrica o specialistica. Per questo – prosegue Mele – noi chiediamo sempre di mantenere una forte interazione tra genitori e figli: guardare lontano e indagare su problemi della quotidianità che possono insorgere a scuola, a casa o nel tempo libero, salva i bimbi da implicazioni e rischi alla vista evitabili”. Ecco allora l’utilità del vademecum di Paidòss e Società italiana di medici pediatri: 1) Occhi troppo grandi o troppo piccoli, una palpebra abbassata rispetto all’altra, l’iride irregolare nella forma o nel colore, scosse irregolari (nistagmo), un fastidio alla luce, occhi arrossati o che vengono strofinati spesso, sono meritevoli di attenzione; 2) Se gli occhi del bambino non sembrano allineati, in asse o se un occhio è storto (strabismo), è bene rivolgersi al pediatra o all’oculista. 3) Palpebre che si strizzano per vedere meglio da lontano (ad esempio quando guarda la televisione), o palpebre e ciglia frequentemente ricoperte di secrezione, sono altri aspetti da non trascurare e dei quali parlare con il pediatra; 4) Maggior attenzione va prestata a bimbi con familiarità per patologie oculari importati, come ad esempio genitori che hanno sofferto di strabismo o sono affetti da maculopatie.


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